L’IPNOSI

Il modello dell’ipnosi ericksoniana nasce dagli studi e dalle ricerche di Milton Erickson, tra gli anni ’20 e ’80 del 1900, il quale conferisce validità clinica -attraverso il rigore scientifico dei suoi studi- ad una pratica che era diventata superficiale e manipolatoria.

«L’ipnosi è quello stato in cui l’apprendimento e la disponibilità al mutamento hanno le maggiori probabilità di avere luogo.» – Milton H. Erickson

Per Erickson, la trance ipnotica è uno stato speciale della coscienza, dove si diventa più percettivi e ricettivi a nuove idee e prospettive.
Il terapeuta non ha in alcun modo un ruolo autoritario, a differenza di come l’ipnosi viene pensata nell’immaginario comune, ma personalizza il suo intervento ascoltando la persona e le sue esigenze.

L’individuo è parte attiva e portatore di risorse e abilità autoipnotiche.
Quello che Erickson definisce “rapporto” si configura come un legame intenso e di profondo ascolto e collaborazione, in cui l’ipnoterapeuta accompagna la persona che impara ad auto-osservarsi e riconoscersi per le capacità e peculiarità che le sono proprie tra cui, appunto, la capacità di entrare in trance.

Lo stato di trance è infatti un’esperienza che ognuno di noi esperisce quotidianamente: accade, per esempio, quando guidiamo verso una meta precisa e, una volta giunti a destinazione, non ci ricordiamo esattamente la strada che abbiamo percorso, oppure quando guardiamo la TV e qualcuno ci parla senza che ce ne accorgiamo.

L’induzione di uno stato di ipnosi, dunque, non è nient’altro che un favorire e approfondire uno stato speciale di coscienza che normalmente la persona già sperimenta nella vita di tutti i giorni.
L’ipnosi non lavora meramente su un sintomo con una suggestione diretta per farlo scomparire, in quanto qualsiasi sintomo ha un suo significato in un sistema complesso qual è la persona.

Ogni passo di una terapia ipnotica ericksoniana viene ideato nel rispetto e nell’ascolto della persona. Non ci si focalizza sul problema né sulla diagnosi, ma sull’insieme delle caratteristiche peculiari, uniche e irripetibili che prendono forma nella relazione terapeutica.

Questo aiuta la persona a ristrutturarsi creando nuove connessioni mentali, per cui il sintomo perde la sua funzione di messaggero o indicatore di un disagio e diminuisce la sua intensità o scompare. Erickson era fermamente convinto che l’individuo dentro di sé  possiede tutte le risorse di cui ha bisogno per far fronte alle sfide evolutive.