Riflessioni tratte dall’intervento di Rubens Knigel psicoterapeuta e docente Brasiliano che collabora con la Scuola di Specializzazione in Biosistemica, al convegno Corpo e Psicoterapia al tempo della pandemia, tenutosi il 19 dicembre 2020
Cooperazione e inclusione sono insite nella biologia dell’essere umano e nello svelarsi dell’esistenza.
Batteri, virus e funghi sono nel nostro corpo, in numero molto maggiore rispetto al numero delle nostre cellule. Con la comparsa dell’O2, i microrganismi hanno cercato un posto per sopravvivere e hanno trovato rifugio nei corpi viventi.
Il corpo umano ha il 43% di cellule, il resto sono batteri, virus e funghi. Questa convivenza tra la parte umana e quella non umana marca la nostra evoluzione come essere umani. La nostra coscienza è probabilmente nata dalla simbiosi con questi microrganismi. Condividiamo il nostro essere vivi con loro e li includiamo.
Il microcosmo vive in noi e questa convivenza è da millenni il presupposto della nostra evoluzione. Si è creata la possibilità di sopravvivere insieme in uno spazio ecologico che preserva la vita. La solidarietà non è legata ad un sentimento di bontà, ma alla capacità di condividere il nostro lavoro, gli spazi, il cibo. Come non possiamo vivere senza questa parte estranea a noi, ma inclusa in noi, così non possiamo vivere senza considerare le nostre parti sconosciute, inconsce, invisibili, che nel lavoro su di sé salgono alla coscienza. L’uomo “puro” non esiste, l’essere umano esiste in dipendenza del non umano.
La sfida è quella di reinventare e creare, quando ci si ritrova in uno spazio sconosciuto e quindi estraneo, forse all’inizio anche pauroso.
La psicoterapia cerca la verità contenuta nell’inconscio, un’occasione propria per essere Veri, nello spazio, nel corpo, nell’espressione corporea, nelle rappresentazioni. Abbiamo verità non umane da conoscere per essere liberi.
Di fronte ad un estraneo minaccioso si rischia la schismogenesi, quel circolo vizioso che dà origine a divisioni tra gruppi e nell’individuo stesso. Al contrario, l’autopoiesi è quel meccanismo virtuoso per cui un sistema può mantenere la propria identità pur aumentando il suo stato di complessità e coerenza attraverso l’emergenza di nuove connessioni nella struttura a rete. Una continua relazione con l’ambiente tramite perturbazioni reciproche, un procedere fianco a fianco in un continuo autorinnovamento.
Nella fragilità e nell’incontro col nuovo e lo sconosciuto, alberga la possibilità della creatività; nel campo dell’incertezza, la possibilità di un dialogo; nel vuoto, lo spazio per esistere, affiancarsi, affiliarsi…